L'ANTICO GRANAIO

d'Italia

La Sardegna, baciata dal sole e accarezzata dal vento, è da sempre una terra volta all’agricoltura. Qui, tra campi dorati e profumi intensi, il grano matura rigoglioso, regalandoci una semola di qualità inconfondibile. Sin dai tempi di Roma, la nostra isola esportava ingenti quantità di grano verso la penisola. Il Brand Brundu, fedele alla tradizione, seleziona solo la migliore semola per creare una pasta artigianale, lavorata con cura e passione. Un prodotto autentico, che esalta il sapore unico della Sardegna e omaggia la produzione artigianale.

Il grano ci racconta la sua storia

Il chicco sardo, un simbolo trasportato in tutto il mondo antico

La storia ci racconta che grazie al suo clima favorevole, la Sardegna divenne un importante centro di coltivazione del grano, esportato e conosciuto in tutto il mondo antico. Infatti già nel 300 a.C., il filosofo greco Aristotele scriveva dell’esportazione delle sardine e del grano sardo.

Nel neolitico: Le prime evidenze della lavorazione dei cereali (farricello e farro) in Sardegna risalgono al Neolitico, come testimoniato dai semi carbonizzati rinvenuti in alcuni insediamenti.

Epoca nuragica: Tuttavia, il grano non era originario dell’isola: fu introdotto attraverso i numerosi scambi commerciali che le antiche popolazioni nuragiche intrattenevano con altre civiltà del Vicino Oriente e della Grecia. Dai ritrovamenti archeologici sappiamo con certezza che il grano aveva un ruolo centrale nella società nuragica, tanto da essere rappresentato nei bronzetti sardi come offerta votiva sotto forma di pane sacro.

Epoca romana: Fu durante l’occupazione romana, iniziata intorno al 250 a.C., che la Sardegna grazie a l’incremento produttivo del grano e la sapiente abilità nella lavorazione, fu soprannominata “granaio di Roma” proprio per la sua capacità di produrre una enorme quantità di questo importante cereale.

Nel medioevo: Durante il medioevo sardo e l’età dei giudicati, il grano continua ad essere un prodotto di esportazione grazie anche ad importati accordi commerciali con diverse realtà europee. La produzione di grano continuò anche nel Medioevo, seppure in maniera non uniforme. Il grano sardo era essenzialmente di tipo duro e con esso si ricavava il pane e la pasta, alimenti principe sulla tavola dei sardi. L’infinita varietà di pane e di tipici formati di pasta (malloreddus, fregula, gnocchi sardi, ecc.) che ancor oggi caratterizzano la cucina sarda testimonia l’importanza che questo alimento ha rivestito, nei secoli, e riveste tuttora per l’isola.

Il Meilogu e la coltivazione del grano

Un territorio da tempo vocato alla produzione di questo antico cereale

Il Meilogu, situato nella Sardegna nord-occidentale e considerato una sub-regione del Logudoro, prende il nome dal suo ruolo di “luogo di mezzo” nel giudicato di Torres. Caratterizzato da colline e vallate storiche, ha visto un intreccio continuo tra la sua eredità archeologica e l’attività agricola, soprattutto in relazione alla produzione del grano. 

Epoca Nuragica:

  • Durante il periodo nuragico, il Meilogu era abitato da popolazioni che abitavano i villaggi nuragici e praticavano l’agricoltura, tra le principali coltivazioni troviamo appunto il grano grazie alle fertili terre vulcaniche.

Periodo romano:

  • L’arrivo dei Romani portò all’evoluzione delle tecniche di tipo agricolo, tra le quali quella per la coltivazione e la produzione del grano, prodotto che era e rimase simbolo fondamentale nella dieta e nella cultura popolare e religiosa locale.

nel Medioevo:

  • Anche nel Medioevo, il territorio del Meilogu continuò a essere un centro di produzione importante del grano. Nel Medioevo, infatti, la Sardegna esportava grano fuori dai suoi confini.

Dal 900 a oggi:

  • Dal secolo scorso a oggi, il Meilogu conserva queste tradizioni mantenendo un legame diretto con il passato e testimoniando l’evoluzione delle pratiche agricole nel tempo.

Sardegna:

Dove il cibo diventa l'elisir della longevità

La Sardegna, terra Blue Zone, con la sua aria pura e il cibo di elevate qualità, può essere definito un territorio simbolo di longevità.
Qui il cibo non è solo nutrimento, ma un vero e proprio patrimonio culturale. Le tradizioni culinarie dell’isola, legate alla terra e al mare, sono un segreto ben custodito.
I centenari sardi, con le loro ricette semplici e genuine, hanno tramandato un sapere antico che ci permette di vivere più a lungo e in salute. La Sardegna è un significativo esempio di come l’alimentazione possa influenzare la qualità della vita.